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martedì 27 luglio 2010

Esperienza narrativa

Eccomi qua, quest’oggi, voglio parlare della mia esperienza narrativa in modo da stimolare qualcuno che potrebbe farsi delle remore nello scrivere.
Come dico sempre: “scrivere è un atto di coraggio e di presa di coscienza, non farlo, quando si sente lo stimolo, è castrare la propria inventiva e prendere in girò sé stessi”.
Nel mio caso tutto ha avuto inizio nel settembre 2005 quando vidi alcuni cortometraggi al “Tirrenia Trema”, una piccola rassegna amatoriale - dedicata ai corti di genere provenienti da ogni parte di Italia - che si svolgeva nel mio paesino un lustro fa. Le opere in gara, molto spesso, erano meri esercizi di stile con soggetti che fungevano da mero pretesto per girare qualcosa; opere che adesso io definirei prive di anima, senza nulla togliere ai loro autori che evidentemente puntavano a obiettivi diversi.
Decisi così di mettermi alla prova per vedere se sarei stato capace di dar vita a sceneggiature più complesse e non meramente finalizzate all’esclusivo intrattenimento. Mi misi a studiare manuali di sceneggiatura, a intensificare la lettura di opere narrative e a “fare conoscenza” con quelli che sarebbero diventati i miei autori di riferimento; autori tutti particolarmente a loro agio con stili onirici.
Nel corso di un anno e mezzo stesi una dozzina di script, alcuni dei quali in seguito sarebbero poi diventati dei racconti, iscrivendo un paio di questi a dei concorsi per sceneggiature. Alcuni furono anche apprezzati - senza risultare vincitori- ma giudicati di difficile realizzazione.L’assenza di sbocchi e l’esiguo numero di occasioni in cui misurarsi con altri autori mi spinsero, a fine 2006, a provare a cimentarmi con la narrativa. Per me era una scommessa difficile da vincere, perché, a differenza della quasi totalità dei colleghi, non avevo mai brillato nella scrittura (se non quella tecnica o giuridica). Addirittura, a scuola, sono sempre stato criticato per non aver fantasia e per essere eccessivamente sintetico.
Iniziai dunque per esclusivo gioco, sapendo che difficilmente avrei ottenuto considerazione. Invece, a mia sorpresa e anche con una bella dose di fortuna (perché riuscii a evitare, per puro caso, quegli errori tipici dei principianti), al secondo lavoro mi piazzai terzo in un concorso che aveva tra i suoi organizzatori Carlo Lucarelli e Matteo Bortolotti (si trattava di scrivere l’epilogo di un racconto di Lucarelli). Fui intervistato telefonicamente e mi guadagnai un piccolo spazio su uno dei maggiori quotidiani toscani (articolo che conservo nella mia bacheca, insieme agli articoli di giornale di quando giocavo a calcio a 5 a livello dilettantistico). Fu una grande iniezione di fiducia, cui però fece seguito un periodo difficile.Passavo di laboratorio di scrittura in laboratorio di scrittura venendo mazzolato a destra e a sinistra (spesso a ragione). Mi innervosivo nel ricevere le critiche, talvolta anche eccessive e ingiuste, ma fu per me un’esperienza fondamentale e fui aiutato da alcuni colleghi (Simone Corà su tutti) a capire come stendere e gestire un racconto.Cominciarono così ad arrivare alcune piccole soddisfazioni, fino alla pubblicazione su Cronaca Vera (numero finito, anch’esso, in bacheca) nell’agosto del 2007. Anche qui fui contattato telefonicamente da Montolli (responsabile della sezione giallo-noir della rivista) il quale volle farmi i complimenti personalmente. Fu una grande soddisfazione per me e il secondo stimolo ad andare avanti. Comprarmi in edicola, poi, fu un qualcosa che non avrei mai immaginato potesse accadermi (di recente poi mi sono visto in vendita anche da Feltrinelli e anche questo è un qualcosa che non avrei mai pensato si potesse verificare).
Ricordo che, a quell’epoca, ogni volta che scrivevo un racconto pensavo fosse l’ultimo, perché credevo di aver smarrito quello spunto che mi aveva portato a redigerlo. Una sorta di magia che pensavo non sarei più stato in grado di cogliere una seconda volta e invece ogni volta mi sbagliavo, perché c'era sempre una nuova idea di sviluppare.
Dopo ogni testo steso ero fiero di me stesso per essere riuscito a creare un qualcosa di mio, anche se non eccelso, a personalizzarlo come avrei voluto e a dipingere, con parole mie, scenari onirici che, nella mia testa, ricostruivo minuziosamente come se mi fossi trovato al cospetto di un quadro. Perché per me – contrariamente a quanto dicono la maggioranza dei colleghi - era ed è più importante lo stile narrativo del soggetto, quello che mi interessa e che mi diverte è dipingere scrivendo e non scrivere e basta per risultare più semplici e immediati a lettori che non hanno tempo da perdere e che leggono tenendo i fornelli accesi o consumando il quadrante di un orologio nelle pause pranzo.
Fu nel 2008 che riuscii a fare un balzo qualitativo con racconti come “Anello di Tufo”, “L’alchimista” e soprattutto “Il Mare delle tenebre” (finalista all’Archietipi – Ediz. XII) e “Orrore a Largo di Retirnia” (premiato con diploma al concorso il Delfino con tanto di Rai 3 presente a riprendere l'evento - anche se poi non ho mai visto in onda la premiazione - e piazzato secondo alla I ediz. del “Fantastic Zen” con relativa pubblicazione). Nello stesso anno mi piazzai in quinta posizione nel concorso “Space Prophecies” battendo con un racconto tutt’oggi inedito degli specialisti di sci-fi.
Negli ultimissimi anni hanno fatto seguito molte pubblicazioni, spesso in piccolissime antologie, ma ho avuto anche la gioia di essere premiato da Biagio Proietti a Latina (concorso Giallolatino) e di vincere il concorso “Poeti e Narratori” indetto dalle edizioni GDS di Milano.
Da quando ho iniziato a scrivere ho dato vita a circa 70 racconti di cui oltre la metà pubblicati in antologie di autori vari o riviste nazionali.
Nel maggio del corrente anno è uscita la mia piccola antologia “La lunga ascesa dal mare delle tenebre” che mi sta dando qualche piccolissima soddisfazione a livello di commenti di coloro che l’hanno letta, mentre dovrebbe essere in rampa di lancia un'altra raccolta (di circa 110 pag) che si intitolerà “Sulle rive del crepuscolo”.
Nel prossimo intervento posterò l’elenco di tutti i miei racconti, con aneddoti e curiosità.

lunedì 19 luglio 2010

I miei sei personaggi cinematografici che sento più vicini

Altra bollente serata estiva che tento di esorcizzare dedicando qualche riga (leggi tributo) ai miei sei principali personaggi cinematografici. Personaggi a cui sono molto affezionato, perché in alcune cose (per fortuna per me, in taluni casi solo parzialmente) mi ricordano un po’ me stesso.

Partiamo subito in quarta.

CHEN-LEE

In sostanza, è il personaggio interpretato da Bruce Lee in tutti i suoi cinque film (soprattutto negli ultimi tre). Mi piace non tanto per i combattimenti spettacolari o per la sua fulminea agilità, piuttosto per la filosofia e l’umiltà che contraddistingue ogni suo atteggiamento, ma anche per la spavalderia e la gestualità con cui affronta gli spacconi. Alcuni dialoghi o monologhi che mi piacciono particolarmente.

L’uniforme (simboleggia le formalità da cui si distacca il saggio che cerca una soluzione personale e propria): http://www.youtube.com/watch?v=QG78B6p2ui0

L’arte di combattere senza combattere (simboleggia l'utilizzo del cervello piuttosto che dei muscoli): http://www.youtube.com/watch?v=63-Y9tHuTG8

La flessibilità di adeguarsi al variare di ogni situazione (dal quinto minuto in poi del link): http://www.youtube.com/watch?v=HOz6XMAHuhY&feature=related

Semplicità oggettiva (allontanarsi dal conformismo dettato dall'altrui pensare): http://www.youtube.com/watch?v=NPSQbqrBSI8

NESSUNO: Personaggio scanzonato e burlone, protagonista de “Il mio nome è nessuno”. Mi piace per il suo essere fuori schema e per utilizzare l’ironia anche nelle situazioni più drammatiche, ma soprattutto per il suo lato romantico e sopra le righe che lo porta a mettersi contro il “mafioso” mucchio selvaggio.

Alcuni dialoghi o monologhi tra i tanti che mi piacciono in questo film:

"Un uomo che è un uomo deve credere in qualcosa…"
"non ho mai incontrano un uomo soltanto"
"proprio di quelli parlo, non si incontrano quasi mai, ma sono gli unici che contano…" (dal primo minuto in poi): http://www.youtube.com/watch?v=79vY6g8M5g8&feature=related

"Luccichi come la porta di un bordello…"
"a me piace che la gente mi veda!"
e poi le tacche sulla lavagna…infine la resa del mucchio selvaggio 1 contro tutti http://www.youtube.com/watch?v=bFr4ZUfz5do&feature=related

"A te piace rischiare, è il tuo modo di sentirti vivo…"
"gli anni non fanno dei sapienti, fanno solo dei vecchi…"
"ti auguro di incontrare uno di quelli che non si incontrano mai o quasi mai, per me è difficile che il miracolo si ripeta, ma la distanza fa più cara l’amicizia e l’assenza la fa più dolce http://www.youtube.com/watch?v=oQVEoeK7PaI

HANNIBAL LECTER. Personaggio inquietante, ma con una capacità di dialogo e acutezza fuori dal normale. Molto educato con chi merita cortesia, grande ricorso alla logica mentale e particolare gusto per la macabra ironia e per i discorsi ermetici che solleticano l’ascoltatore a decriptarli. Apprezza i coraggiosi, disprezza l’ipocrisia.

Alcuni dialoghi o monologhi leggendari.

"Prima regola: semplicità, leggi Marco Aurelio…"
"coraggiosa Clarice, me lo farai sapere quando gli agnelli smetteranno di gridare, vero?" http://www.youtube.com/watch?v=TRtJw06qB60

"Il tuo compito è plasmare il mio destino." http://www.youtube.com/watch?v=GUR461r_wlE

"No, no, no, stavi andando così bene, non eri rimasta insensibile alla gentilezza…" http://www.youtube.com/watch?v=6yzVvD02OCk&feature=related

ROCKY. Non si arrende mai, grande cuore, semplicità, e attaccamento alla famiglia. Nella sua goffaggine si rivela molto romantico e, alla sua maniera, poetico. Non è attaccato ai soldi. Epico. Alcuni dialoghi che apprezzo maggiormente.

Il ricordo del maestro:
"gli passerai sopra come un bulldozer, un bulldozer italiano."
"Se tu non fossi qui, oggi, io probabilmente non sarei più vivo"
"La natura è più forte di quanto l'uomo creda..."
http://www.youtube.com/watch?v=u-fDDvdVqBs

“Tutti gli avversari che hai battuto gli hai battuti col cuore, non con i muscoli…” http://www.youtube.com/watch?v=Ce0MopgRKwE

“Niente è vero se tu non puoi credere in quello che sei…"
"la verità è che non voglio perdere quello che ho, in principio non mi importava niente dei pericoli… la verità è che io ho paura!” http://www.youtube.com/watch?v=-iqLLRHXA9g

“hai permesso al primo fesso che si presentava di dire che tu non eri bravo…
"non è importante come colpisci, ma come sai reagire ai colpi…"
"un uomo vince solo se sa resistere e non se ne va in giro a puntare il dito contro chi non c’entra, i vigliacchi fanno questo e tu non lo sei!” http://www.youtube.com/watch?v=NQeApiR6XL4

“fare un altro round, a volte, è una cosa che può cambiare tutta la tua vita” http://www.youtube.com/watch?v=tPWA8iNHHLI

“non mi frega niente a me del futuro, vattene via!. Adriana!” http://www.youtube.com/watch?v=TtOZBiQX4d4

“in fondo chi se ne frega se perdo questo incontro” http://www.youtube.com/watch?v=GGOrkBHWF-I

“sei andato forte… sei grande anche tu… voglio dire una cosa a mia moglie che sta a casa: Adriana ce l’ho fatta!” http://www.youtube.com/watch?v=UjaZob3bu5E

“Scena sulla pista da ghiaccio e successiva a casa di rocky con il primo bacio con Adriana” non le ho trovate su youtube ma sono notevoli.

“non fa male, non fa male…” http://www.youtube.com/watch?v=sH_Q69WanCk

"sento di avere ancora dalle cartucce da sparare..." http://www.youtube.com/watch?v=YNlKjgaLjic&feature=related

SERPICO.
Altro personaggio fuori schema che va contro gli aspetti precostituiti, ma con onestà e rispetto di chi è degno di riceverlo. Dedizione massima a lavoro, non segue la massa. Trailer: (baffoni e servizio in borghese. “Ma tanto tempo ci perdi su una sola impronta.” Non c’è mai stato qui dentro un agente strano come te.” “E’ incredibile, io mi sento un criminale perché non piglio soldi” http://www.youtube.com/watch?v=SrJGpNCnErg

CAPITANO ULTIMO
Poesia e grande capacità di coinvolgimento, ma anche anticonformismo, ironia e una buona dose di sana pazzia.

“Non basta essere un ribelle che gioca agli indiani per vincere.”
"Tu sei pazzo e io sono più pazzo di te…”
“Non sono un professore lo so, ma hanno coraggio, sono svegli, sono sicuro che ce la faranno.” “Ultimo, stai attento: questi sono manigoldi…" "è la stessa cosa che dicevano di me quando mi scelse lei…”
“Bene, ma finché staranno con lei gli obblighi qualche volta li obblighi a indossare l’uniforme e non farebbe male nemmeno a lei…”
“Anche questo omino qui, con la busta della spesa, era stanco, ma ha fermato i carri armati. Era stanco dell’ingiustizia, ma la stanchezza può diventare forza. La foto è taglia a metà, ma dietro quell’omino ci sono altre centinaia di persone e dietro ancora altre migliaia… io mi sento in mezzo a loro e mi ci sento in mezzo a voi.” http://www.youtube.com/watch?v=PPArAupbbh4&feature=related

Fantastica tutta la sequenza dopo la caduta del distintivo in acqua!
“Robe’, aho s’ buttato e ito giù… Che capitano strano che c’avete raga’…”
“Il mio gruppo non esiste più…” “ma il generale mi ha detto di chiedere direttamente a lei per entrare nel suo gruppo.” “Te l’ha detto il generale, allora va bene” “Grazie, capitano. Cosa devo fare?” “IMPARA A PRENDERCI I SOGNI” http://www.youtube.com/watch?v=ozrKU5TfPv8&feature=related

Non ho poi trovato un’altra bella scena, mi pare del secondo episodio, in cui Ultimo parla con una tossicodipendete guardando le stelle e facendo filosofia poetica.

domenica 18 luglio 2010

Lontananza

Posto oggi uno scritto in prosa buttato giù en passant, giusto in cinque minuti. Vista l'esigua lunghezza, infatti, non posso conservare il testo per qualche concorso per cui lo condivido qui con tutti voi (meglio che chiuderlo in un cassetto è di sicuro).
Il titolo è "Lontananza" sia da intedere la lontananza nello spazio, ma anche nel tempo (magari di qualcuno che non è più con noi), ma anche oltre i confini conosciuti. Insomma, un testo che può avere più chiavi di lettura in modo da permettere a chi lo legga di interpretarlo come meglio crede.
Ho inserito qualche elemento simbolico come mia consuetudine, purtroppo non posso trattenermi dal farlo (altrimenti non mi diverto).

"La brezza che spira su questo deserto di sabbia mi rende così leggero da darmi l’idea di sciogliermi nel vento. Serro le palpebre e mi ritrovo a volare verso lidi lontani, lidi a noi cari; scrigni confinati in un passato ebbro di fuochi che scaldavano l’anima senza bruciare la carne. Il tempo cadenza l’alternarsi dei giorni e delle notti, mentre il cielo è unico testimone del mio peregrinare perenne, alla continua ricerca di quel mare in cui la mia anima sogna di inabissarsi; alla continua ricerca dei tuoi meravigliosi occhi!"
Matteo Mancini 18/07/2010

sabato 10 luglio 2010

Scrittura Creativa: un articolo al peperoncino

In una bollente serata estiva, mi metto a scrivere questo articolo, in attesa dell’ispirazione giusta per terminare il giallo che ho iniziato qualche giorno fa e per fare un po’ di pungenti provocazioni come piace fare a me.Voglio dedicare qualche riga a un aspetto che potrebbe sembrare banale, ma che invece non lo è affatto (come dimostrano le tante discussioni in cui ci si può imbattere nei laboratori di scrittura e nei forum dedicati alla scrittura creativa), cioè sul motivo che spinge un autore non professionista alla scrittura.È ovvio che quanto segue sono mere considerazioni personali e pertanto soggettive, peraltro esplicitate da chi ha all’attivo poco più di una settantina di racconti brevi.Ho specificato “autore non professionista”, perché per chi scrive per mestiere potrebbero emergere aspetti dettati da logiche prettamente alimentari (che si palesano, al lettore un minimo smaliziato, dalla lettura di testi spesso privi di un’anima) su cui non mi interessa soffermarmi.La domanda principale che un aspirante scrittore deve porsi è “perché scrivo?”, “qual è la ragione per cui voglio narrare storie?”Sono due domande banalissime, ma fondamentali affinché si possa sperare di comunicare un qualcosa che sappia rimanere impresso nella memoria di chi legge. Insomma, per fare un esempio spiccio, è un po’ come la differenza tra un bicchiere di Tavernello e un vino su cui sono state investite ore e ore di lavorazione alla ricerca del modo migliore in cui trasmettere quel gusto sopraffino che sappia distinguersi dalla media.Lo snodo fondamentale è conoscere sé stessi, perché solo così si riuscirà ad avere il pieno controllo di un testo in modo da caratterizzarlo con un tocco personale e un’idea solida su cui sviluppare la narrazione. Purtroppo le logiche commerciali che imperversano in questi ultimi decenni, a mio avviso, hanno portato a sottovalutare questo aspetto ponendo al centro del tutto la storia, piuttosto che l’idea (colpa anche di un cinema spesso superficiale che annichilisce l’arte a vantaggio del quattrino). Una storia senza un’idea base che funga da anima catalizzatrice è come un uomo (o donna) di bello aspetto, ma completamente vuoto al suo interno. Una persona che, appena la vedi, ti fa un’ottima impressione, ma che una volta che ha terminato il suo monologo non ha più nulla da dire e si confonde con la mediocrità (da intendere come normalità) che ci circonda.È chiaro che tentare di strutturare una storia attorno a quella che ci sembra essere un’idea buona (da leggere come significato intrinseco del testo e ragione giustificativa che ne sta alla base) non per forza di cose renderà quel testo un piccolo capolavoro, tuttavia è la strada giusta che deve percorrere uno “scrittore alle prime armi”. Infatti, non ho mai visto nessuno ottenere risultati ottimi senza osare e senza mettere in campo quel coraggio che contraddistingue le persone con una personalità da quelle anonime che colorano con le loro tonalità grigie il resto del gregge in cui si annullano. Pertanto non abbiate paura di ricevere critiche e percorrete le strade personali in cui avete deciso di immergervi senza farvi influenzare da logiche che non hanno nulla a che fare con l’arte (perché anche nel vostro piccolo, e con tutta l’umiltà da cui è giusto esser animati, siete pur sempre degli artisti e non dei venditori di brigidini: RICORDATELO).
Matteo Mancini

mercoledì 7 luglio 2010

Recensione narrativa: Terrore! (AA. VV.)




Autore: AA.VV. a cura di Stephen Jones


Anno di uscita: 1996


Casa editrice: Newton


Pagine: 510


Commento


Terrore!” è una delle varie antologie curate da Stephen Jones e date alle stampe, in Italia, dalla casa editrice Newton. Acquistai per caso questa antologia qualche anno fa interessato soprattutto da un racconto di Clive Barker che vi era inserito. Devo dire che, racconto dopo racconto, si è rivelata un autentico gioiellino della narrativa horror.Jones ha raccolto un lotto di ben 18 racconti di altrettanti autori (quasi tutti contemporanei) con grande competenza e gusto. Pochi sono i racconti che non riescono a colpire il lettore e molti invece sono gli scrittori che riusciranno a restare impressi nella mente dell’amante del genere.Variegati i temi trattati: si parla di vampiri, mostri lovecraftiani, zombi, fantasmi, demoni e chi più ne ha più ne metta, con atmosfere sia classiche che pulp. Parlare nel dettaglio di tutti i testi implicherebbe un impegno troppo dispendioso per una recensione, passo dunque a concentrarmi sui i testi che più hanno colpito l’interesse del sottoscritto.Tra i testi più impressionanti citerei “Pastone per maiali” di Graham Masterton. Si tratta di un racconto tra i più truculenti e fastidiosi che mi sia mai capitato di leggere. Siamo alle prese con un allevatore di maiali che mutila il fratello, azionando imprudentemente le pale della macchina trituratrice di cibo. Sentendo le grida dell’uomo, l’allevatore blocca il congengo, ma ormai per il fratello c’è poco da fare. Cerca di chiamare un’ambulanza, ma il ferito lo esorta a riazionare il macchinario, perché nulla può sottrarlo alla morte e niente gli ha mai fatto provare una sensazione di estasi come le lame della macchina. L’allevatore aziona di nuovo il macchinario e macella del tutto il fratello. Decide poi di dare in pasto la carne ai maiali, in modo da cancellare ogni traccia. Il particolare cibo però rende più aggressive le bestie che finiranno con l’azzannare l’uomo, provocandogli lesioni importanti. L’allevatore decide così di sperimentare i piaceri raccontatogli dal fratello, ma scoprirà che questo gli aveva mentito: oltre il dolore, c’è solo il dolore… In definitiva, è il caso di dire che ci troviamo al cospetto di un testo particolarmente indicato per il bollente clima estivo, in quanto saprà garantire brividi di gelo ai malcapitati lettori.

Di gran livello, soprattutto a livello contenutistico / metaforico, è il racconto “Secchielli” del prolifico F.Paul Wilson. Qua troviamo un ginecologo che, nel giorno di Halloween, viene molestato da un gruppo di bambini che se ne vanno in giro con dei secchielli di metallo con all’interno dei feti insanguinati. L’uomo scoprirà di essere vittima degli spiriti incarnati dei bambini che ha fatto abortire in tutta la sua carriera professionale. Wilson propone dunque un elaborato di critica a una certa prassi e, che si condivida o meno il messaggio, lo si deve comunque apprezzare per la volontà di esprimere un messaggio personale.

Passo adesso ad analizzare un quintetto di racconti che mi hanno intrattenuto, con il loro lato esoterico, come solo i grandi maestri dei primi del novecento riuscivano a fare. Primo dei cinque racconti è “Il Saltapicchio” di Ronald Chetwynd Hayes. Si tratta di un racconto gotico ambientato in un palazzo ottocentesco, in cui una famiglia di nobili è solita celebrare dei riti diabolici. Nel corso di uno di questi riti, la giovane moglie del padrone di casa finisce per fondersi con un essere scimmiesco evocato dall’inferno che si unisce fisicamente alla donna rendendola gobba. Il marito cerca così di liberare la sua dolce metà, invitando l’essere a fondersi con altre ragazze…

Si resta in clima satanico con “La testa del Satiro” di David A. Riley. Il soggetto propone un protagonista alle prese con una scultura di pietra raffigurante la testa di un Satiro. L’opera inizia progressivamente a crescere di volume, mentre il suo possessore diventa schiavo di sogni in cui viene stuprato dall’abominevole Pan. Gli incubi presto diventeranno reali e quando l’uomo cercherà di disfarsi della scultura finirà per esser vittima di una morte terribile. Il testo di Riley evoca atmosfere lovecraftiane che vengono esplicitate da “La casa del tempio” di Brian Lumley. Lumley offre al lettore una classica storia gotica con l’ennesimo giovane che riceve per testamento la proprietà di un’antica casa situata in una valle desolata della Scozia, con l’onere di demolirla. La struttura è attorniata da uno stagno ricoperto di alghe in cui si teme trovi dimora una creatura antichissima invocata, svariati secoli prima, da popolazioni nomadi dedite alla magia nera. L’essere si ciberebbe, nei periodi di siccità, delle anime degli uomini. Su atmosfere pressoché similari, seppur condite da un pizzico di erotismo, si mantiene anche Karl Edward Wagner con il suo “Il fiume dei sogni notturni”. Qui siamo al cospetto di una storia decisamente onirica in cui una schizofrenica, evasa da un manicomio di massima sicurezza, riceve asilo all’interno di una casa sperduta in un villaggio abbandonato. La poveretta è vittima di allucinazioni, in cui si vede coinvolta in sadiche pratiche lesbo-sessuali. Ossessionata dal delirio, uccide la padrona di casa e minaccia la cameriera, prima di lanciarsi in un precipizio, per sfuggire a una sorta di demone col pene eretto. Chiudo l’analisi del quintetto con “Il Primogenito” per la firma di David Campton. Campton, conosciuto anche per svariati romanzi sci-fi, presenta un testo dal gusto dei classici del cinema horror anni ‘50. Abbiamo una coppia fidanzati invitati, dietro retribuzione, nella villa dello zio del ragazzo. La magione è dispersa nella campagna ed è circondata da serre in cui vivono piante tropicali e alcuni esemplari di piante carnivore. Nello scantinato si trova una strana e gigantesca pianta, dall’odore nauseabondo e con una sorta di baccello che agita in aria, simile a un fallo. Nel frattempo, delle strane dicerie girano attorno alla casa: si giura che, in passato, un giovane ragazzo sia stato divorato da una pianta. Le leggende si tramuteranno in realtà…
Tra gli altri racconti presenti, meritano un attenzione particolare “L’ultima illusione” (racconto da cui sarà tratto il film “Il signore delle illusioni”) del maestro Clive Barker (una storia in cui un detective privato dovrà vedersela con illusionisti e demoni), il romanzo breve “Murgunstrumm” Di Hugh Cave (storia di vampiri nascosti in una locanda immersa nei boschi), “Gli jugoslavi” (altra storia di vampiri, questa volta orchestrata con simpatico colpo di scena finale) e “Il Dramma Nero” (testo classico sui patti diabolici) per la firma di due altri grandi maestri della narrativa del terrore come Robert Bloch e Manly W. Wellmann.Completano l’antologia discreti testi (nella fattispecie quasi tutti dal taglio commerciale) di autori quali David J. Schow, Ramsey Campbell, Dennis Etchison, Charles L. Grant tutti un po’ in appanno e superati da colleghi di minor blasone.Senz’altro un volume consigliato agli amanti del genere. Divertimento assicurato. voto: 8